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Le rappresentazioni dell'amore negli adolescenti di oggi

Le rappresentazioni dell'amore negli adolescenti di oggi

Una delle funzioni storicamente più rilevanti dei mezzi di comunicazione di massa è stata quella di educare intere generazioni di individui all’adozione di precisi sistemi di credenze o modelli di comportamento. I Cartoni della Disney, ad esempio, hanno contribuito a registrare e diffondere, nella società e nella cultura, precisi modi di intendere i ruoli maschili e femminili, i rapporti tra i generi in adolescenza e nei legami affettivi. In un percorso che va da Cenerentola (1950) a Frozen (2013) abbiamo assistitoai principali cambiamenti avvenuti nel processo di costruzione dell’identità di genere e dei modi di interpretare i legami e la coppia. I cartoni anni ’50 ad esempio, propongono un’idea di donna votata al sacrificio di sé in attesa di un principe che salva e garantisce la propria felice realizzazione nel ruolo di moglie e madre (anche l’unico socialmente desiderabile).

D’altronde, i principi di allora incarnavano i valori di forza, prestanza e virilità alla base del ruolo maschile anni ’50, a cui veniva attribuita la funzione di proteggere, provvedere alla famiglia, garantire sicurezze. Anche il modo di diventare adulti passava per una serie di steps molto diversi dagli odierni compiti di sviluppo. I principi azzurri sono sempre stati incoraggiati dai padri all’esplorazione (ad indicare che solo i maschi possono avventurarsi nel bosco), a darsi da fare per cercare una moglie (che immancabilmente incontrano esplorando il bosco), a sostituirsi al padre dell’innamorata in una serie di azioni di protezione e difesa della donna (che passava dalla tutela del padre a quella del marito). Le principesse come Cenerentola o come la Bella addormentata, infatti, non andavano giro ad esplorare, se ne stavano ad aspettare, spesso costrette in compiti di scarso valore sociale.

E’ una caratterizzazione del genere femminile che trova riscontro nel corpo minuto, dalla vita strettissima rispetto ai fianchi e alle spalle (stereotipo di fertilità più che di seduzione). Sono donne senza muscoli, ostacolate in una realizzazione di sé che sembra poter avvenire solo dentro la coppia. I cartoni tradizionali sostanzialmente raccontano una storia d’amore a lieto fine, caratterizzata da un principe girovago e coraggioso che fa di tutto per salvare una principessa, un po’ passiva ed attendista, da qualche brutta situazione, regalandole una vita ricca e agiata quasiper premiare la sua disposizione al sacrifico e alla devozione. Con la Sirenetta assistiamo alla prima rivoluzione nei costumi: il declino dell’amore romantico e l’inizio di un diverso modo di concepire ruoli, rapporti tra generi, compiti evolutivi. Con la Sirenetta inizia a essere rappresentato un unico modo di diventare adulti, attraverso una serie di passaggi che le femmine iniziano a fare allo stesso passo dei maschi. Anche le femmine rompono le regole per rispondere al richiamo dell’esplorazione, vogliono trasformare il corpo bambino in un corpo che possa essere oggetto del desiderio (non più della sola procreazione), imparano a comportarsi da femmine e iniziano a sperimentarsi dentro alla seduzione e alla coppia.

Tutte cose che fino ad allora erano appartenute alla costruzione di un ruolo prettamente maschile. Il principe della Sirenetta, pur rimanendo un galantuomo,  è un po’ meno intraprendente, è uno che non si accorge di quello che sta succedendo, uno timido, un po’ goffo, uno da salvare quando le cose si mettono male, insomma uno che non è più così programmato per proteggere e che può anche aver bisogno, entro un rapporto tra generi più paritetico.  Ariel è l’ultima eroina a credere nel valore dell’amore romantico, l’ultima disposta, quando si innamora, a fare di tutto, ma proprio di tutto, per farsi notare dal principe;perfino rinunciare alla voce. Sacrifica cioè il suo talento più importante soltanto nel tentativo di farsi amare dal prescelto, non si preoccupa nemmeno di sapere prima se lui ricambierà il suo amore.Lo fa e basta. Da Dante alla Sirenetta ha retto il mito dell’amore romantico, che ha in sé tutta la passione, le paure, l’intensità e i tormenti tipici del processo di innamoramento.

L’innamoramento, come l’amore romantico, ha sempre inizio da un incrocio casuale di sguardi destinato a segnare un cambiamento netto tra un prima e un dopo. È l’innesco dell’attrazione, un processo che succede nel corpo prima che nella mente. Per colpo di fulmine si intende proprio quella particolare sensazione di intesa che si crea tra due persone, casualmente e in un momento qualsiasi, capace di produrre nell’immediato l’urgenza di un desiderio faticoso da controllare che spinge a ricercare la vicinanza fisica e mentale dell’altro, a moltiplicare all’infinito i momenti insieme e a percepire i fattori che separano dalla riuscita, come nemici da sconfiggere. I tempi cambiano, i costumi anche, ma il modo in cui ci siinnamora e si accede alla dimensione di coppia, non cambia mai.

Il rapporto tra Oceania e Maui è forse la rappresentazione più realistica del modo in cui funzionano i rapporti d’amore negli adolescenti di oggi. Oceania non è una principessa, è atletica, muscolosa, competente e impegnata a portare a termine il suo progetto personale che non ha per niente a che vedere con la coppia e con l’amore. E Maui non è per niente un principe azzurro. Non si preoccupa minimamente di proteggere, aiutare, salvare, combattere per Oceania. Maui è a sua volta impegnato nel suo progetto personale e non fa nessuno sforzo per sedurre Oceania. Dà per scontato che lei gli riconosca il massimo valore. Cioè fa il contrario di quello che hanno sempre dovuto fare quei i principi che erano sempre pronti a sfidare mostri e draghi per farsi valere. La trama non è una storia d’amore, ma la messa in scena di due diverse adolescenze, di un’amicizia tra compagni di viaggio, in un rapporto dipariteticità. Nessuno salva nessuno, nessuno si sacrifica per nessuno. Possono viaggiare insieme, collaborare, essere solidali, sostenersi nel tentativo di raggiungere dei traguardi, ma ciascuno rimane fermo sul proprio obiettivo di crescita. L’altro non è rappresentato come qualcuno che arriva e magicamente trasforma la nostra vita da bruttissima a bellissima, ma come qualcuno che “ingombra” con il suo diverso modo di pensare, che frustra, portando bisogni e desideri alternativi ai nostri, che fa fare fatica, che costringe a negoziare, con cui non è affatto facile essere in sintonia, che non semplifica in alcun modo il raggiungimento degli obiettivi personali.

Come dimostrato dai cambiamenti sociali e culturali registrati storicamente dai personaggi Disney, costruire il proprio personalissimo modo di interpretare ruoli maschili e femminili e i rapporti tra loro all’interno della società è un compito che da sempre ha caratterizzato lo sviluppo adolescenziale, allo scopo di fondare un sistema di rapporti che, per secoli, ha identificato un univoco impianto di famiglia e società. Prima, imparare a fare la femmina e il maschio, la moglie e la madre, il marito e il padre era una delle pochissime regole da rispettare per essere considerati adulti;oggi le cose sono molto cambiate. Non esiste più un’unica regola per fare le cose, ma centinaia di migliaia. Non c’è più un solo modo di essere maschio o femmina, né un solo modo di stare in coppia, né un solo modo di interpretare l’amore o la famiglia. Oggi diventare adulti non dipende dai ruoli sociali che assumiamo (femmina, maschio, figlio, genitore, fratello, moglie, professionista, etc.), ma dalla capacità di decidere in modo responsabile e consapevole riguardoi costi e le conseguenze che ogni scelta implica mantenendosi coerente al proprio modo di pensare e di sentire, rispetto alla propria identità, a cosa si vuole fare e a con chi si preferisce viaggiare, tra una gamma potenzialmente infinita di possibilità


Dott.ssa Katia Buonanno
Psicologa Psicoterapeuta

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